Alessio Curcio, “Michelangelo”

Alessio Curcio, “Michelangelo”

Benevento, dodici marzo millenovecento novanta, da lì a pochi mesi l’Italia sarebbe cambiata per sempre.

Il nostro Paese ospitava per la seconda  volta nella sua storia il massimo evento sportivo europeo: i mondiali di calcio. Italia ‘90 segna l’inizio di una nuova era calcistica e non, due anni dopo sarebbe scoppiata Tangentopoli, Berlusconi sarebbe entrato in politica e con la fine della Prima Repubblica, il Bel Paese non sarebbe stato più lo stesso… ma questa è un’altra storia.

Siamo in Campania, in una delle città più belle di quello che fu l’Impero romano, e un bambino di nome Alessio nasceva nel segno di Schillaci. Totò era un meridionale, uno qualunque ma che aveva una voglia di fare gol come mai nessuno! Sulle note di “Un’estate italiana” cantata da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, proprio in occasione del campionato mondiale di calcio, venivano alla luce i vari Balotelli, Gagliolo, Immobile, Pinsoglio, Viola, Paloschi e Marrone; giusto per citarne alcuni e non dimenticandoci assolutamente del nostro Alessio.

“Notti magiche, inseguendo un goal,

sotto il cielo di un’estate italiana,

e negli occhi tuoi voglia di vincere,

un’estate, un’avventura in più…”

Duemilasei. Scoppia Calciopoli e l’Italia guidata da Marcello Lippi sale per la quarta volta sul tetto del mondo sopra il cielo di Berlino. Alessio è un ragazzino, cresciuto a “pane e pallone” e ha un sogno: salire anche lui sul tetto del mondo o perlomeno arrivare a giocare in Serie A.

A sedici anni, durante un allenamento, si sente toccare la spalla. É Alex Del Piero, uno dei campioni più forti di tutti tempi, reduce dal vittorioso mondiale tedesco. Pinturicchio gli tende la mano, “benvenuto Ale, allenati forte!”. Alessio, incredulo, goffamente quasi si dimentica di allacciarsi gli scarpini; non poteva essere vero. La Juventus era in B e Alessio aveva davanti a sé campioni, con i quali crescere e imparare a vivere le pressioni di un grande ambiente e di un grande spogliatoio. Lui era un fantasista, uno puro, estro e classe, pochi eccessi fuori ma tanti in campo, era quel ragazzino di quattordici anni che aveva lasciato la Campania per inseguire le proprie aspirazioni in maglia bianconera. Alla Juve, il nostro Alessio non era solo, con lui c’era il suo conterraneo Ciro, un ragazzo biondino con la “sindrome di Schillaci”. Vi ricorda qualcuno? Un attaccante devastante sotto porta. Nessuno dei due avrebbe potuto minimamente potuto pensare, che Ciro, un giorno, avrebbe segnato oltre 222 reti in carriera, arrivando a vincere anche una Scarpa d’Oro, davanti a Lewandowski  e Ronaldo. Ma anche questa è un’altra storia…

Alessio per un momento si perde, pur consapevole del suo talento. É il destino dei numeri dieci, è il destino dei poeti, di coloro che non si limitano a giocare ma anche a far giocare e divertire. La Juve lo manda in prestito, convinta che avrebbe fatto ritorno, dopo aver maturato la giusta esperienza nei campi di C; ma così non fu. Botte e legnate sono deleterie per un fantasista quale Alessio, che non riesce ad esprimere il proprio estro, arrivando a meditare anche un prematuro ritiro dal calcio. Giovanni Colella, suo allenatore ai tempi del Renate, gli ridona il sorriso; ma Alessio incappa in un brutto infortunio ed è mister Mariotti a risollevarlo con la più classica delle medicine per un numero 10: la fantasia.

Curcio

Alessio è ancora quel ragazzino di 16 anni incredulo alla presenza di Del Piero. É quel numero 10 “vintage” che non smette mai di stupire e di stupirsi.

Alessio è un “artigiano” di un ruolo antico che ad oggi viene tramandato sempre meno.

Alessio è anche un testardo che a volte si dimentica di giocare semplice, se ne rende conto, ci ride su e poi torna a guardare i compagni.

Alessio avrebbe fatto vibrare lo Zac e sicuramente ci sarà occasione per vederlo all’opera.

Alessio avrebbe voluto arrivare in Serie A, vestire “la dieci” della Juve con il benestare del suo idolo Del Piero. E magari si diverte pure a giocarle – nella sua testa – alcune storie mai accadute: segnare con la maglia della nazionale, al fianco del suo amico Ciro; come facevano sui campetti di provincia insieme…

L’avvocato Agnelli, nato nel tuo stesso giorno cent’anni fa, battezzò Baggio come Raffaello e Del Piero  come Pinturicchio. Tanti auguri Alessio. Foggia è felice di avere il suo “Michelangelo” e che questo sia solo l’inizio per delle notti magiche da vivere assieme, a tinte rossonere.

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