Marco Marchionni, la persona

Marco Marchionni, la persona

Il 2020 è stato indubbiamente un anno difficile per tutti noi, dove il discorso dell’opinione pubblica si è spostato dal concetto di singolo a quello di socialità. Abbiamo un po’ tutti intrapreso un processo di ridimensionamento del nostro ego, un cammino che ci ha portati ad un senso più comunitario e meno individualistico della vita, per certi versi un ritorno all’essenziale, alla persona in sé. Non a caso l’album musicale più venduto dell’anno appena concluso, è proprio “Persona” del famoso rapper Marracash, il quale si è messo a nudo nei propri testi, spogliandosi di ogni “titolo” e “onorificenza”,  prediligendo la via del racconto dei suoi problemi di ansia, depressione e bipolarismo. Non solo Marra ma forse tutto il panorama musicale italiano (vedi il documentario “Ferro” su Amazon Prime o il libro “Let them talk” di Cesare Cremonini) ha voluto un po’ raccontare le tante magagne nascoste e che alle volte rendono idilliaco il mondo della popolarità, che noi tutti da spettatori sogniamo e sovrastimiamo.

Prescindendo però dal paragone musicale e letterario, capita che il 2020 regala alla panchina del Calcio Foggia un “ragazzo di quarant’anni” sul metro e settantadue con tanta voglia di fare e di imparare. Marco Marchionni arriva nel caos più totale, sembra il preludio di un film già scritto con finale catastrofico, la nemesi calcistica a Foggia sembra simboleggiare il tracollo definitivo ed invece no… Da collaboratore di Baldini (suo tecnico ai tempi dell’esordio tra i professionisti) alla Carrarese, il nostro Marco viene catapultato nell’inferno rossonero, dove per certi aspetti c’è davvero poco da stare tranquilli. L’umile ragazzo di Monterotondo lascia quindi Lecce (dove era in vacanza) con la spensieratezza del periodo estivo e il 10 ottobre si lega ai rossoneri a stagione già cominciata e a mercato fatto. Un giorno dopo la nomina, assiste alla vittoria dei suoi (con Cau in panca ndr) contro il Potenza, squadra che per uno strano gioco del destino sarà poi allenata dal dimissionario Capuano. Morto un papa se ne fa un altro, stesso discorso succede con Maiuri, il quale rinuncia alla ghiotta occasione Foggia per divergenze con la società e così la strada appare spianata per il nostro Marchionni, che forse con un po’ d’incoscienza ma con tanta determinazione, si fa trovare pronto.

In questi suoi mesi a Foggia, abbiamo noi tutti, sottolineato le prestazioni di questa squadra, plasmata dal tecnico laziale; abbiamo approfondito i risultati, le scelte, gli schemi, le quattro sconfitte consecutive e quant’altro, senza però soffermarci a fondo sull’uomo Marco Marchionni, prima ancora dell’allenatore.

Il 22 ottobre del 1980, Marco nasce a Monterotondo, in provincia di Roma, ma vive nel piccolo paese di Cretone (all’incirca mille abitanti) dove fin da piccolo manifesta una forte passione per il pallone. Chi lo conosce lo descrive come un uomo mite, con la testa sulle spalle e con i piedi saldamente piantati a terra, anche quando sono arrivate le soddisfazioni con la Juve e in maglia azzurra. Un ragazzo prima, un uomo adesso, che prova un forte senso di appartenenza per il proprio paese e per la propria gente. Avrebbe voluto continuare gli studi anche dopo il diploma conseguito in ragioneria, segno dell’importanza che attribuisce all’istruzione e ai sani valori. Indubbiamente, la sua vita è segnata da un tragico avvenimento che lo responsabilizza fin da ragazzino ovvero la dipartita di suo padre, che lascia Marco quando aveva nove anni e i suoi tre fratelli più grandi. Nelle varie interviste rilasciate alla stampa, mister Marchionni ha sottolineato più volte il ruolo fondamentale di sua mamma all’interno del suo percorso di crescita umana prima ancora che calcistica; la descrive come la sua prima tifosa e una donna capace di rivestire il ruolo di entrambi i genitori. Il Covid non ci ha permesso purtroppo di conoscerlo da vicino, ma nelle poche occasioni di contatto, Marco si è dimostrato nei nostri confronti, non solo un promettente allenatore ma soprattutto un uomo timido ma con un’immensa disponibilità verso gli altri e un immancabile sorriso, sempre pronunciato sulle labbra.

Per quanto riguarda la sua vita privata, riusciamo a conoscere qualcosa dal suo profilo Instagram ufficiale @marcomarchionni. Sappiamo infatti che Marco è legato sentimentalmente con Valeria e la coppia ha anche un figlio: il piccolo Gabriel. Nel tempo libero, il tecnico del Calcio Foggia adora leggere e guardare calcio di ogni categoria e dai suoi post possiamo intuire anche la sua passione per il buon vino e per il mare, dove solitamente trascorre le vacanze estive. Marco conserva ottimi rapporti con i suoi ex compagni calciatori tra cui Amauri, Chiellini, Montolivo, Pasqual, Sissoko e Santacroce. Ha sempre parlato bene dei suoi allenatori, in particolare ricorda Cesare Prandelli, suo tecnico al Parma e alla Fiorentina. È proprietario di una palestra e ha un debole per l’ex centrocampista dei Reds, Steven Gerrard. Marchionni ha collezionato 6 presenze con la nazionale maggiore, ma la sua carriera è stata purtroppo contrassegnata dai tanti infortuni che lo hanno colpito ripetutamente. Da menzionare, infine, la convocazione di Marcello Lippi, il quale lo chiama come riserva aggiunta al gruppo, che sarebbe poi partito per la vittoriosa spedizione dei mondiali in Germania del 2006. Esordisce in Champions nel doppio confronto tra Juve e Real Madrid, celebre per la standing ovation al Bernabeu per Alex Del Piero.

Quella di Marco Marchionni è la storia di una persona perbene, ancora tutta da raccontare. L’allenatore rossonero, in questi mesi in terra pugliese, ha dimostrato di saperci fare con il gruppo, al di là degli schemi e della tattica. Questo Foggia può sognare con ordine, disciplina, umiltà e costanza, e noi ci auguriamo di vedere al più presto Marco ad alti livelli, possibilmente assieme ai Satanelli e ai suoi tifosi; che lo hanno accolto con una giustificata diffidenza, ma che si sono ricreduti davanti alla sua competenza!

E come dice Marracash nel brano “Qualcosa in cui credere” contenuto nell’album Persona: “se non hai niente in cui credere, non avrai niente che puoi perdere”.

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