Caro amico ti scrivo…

Caro amico ti scrivo…

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’…” canta Lucio Dalla ne “L’anno che verrà”, uno dei testi più emblematici e più riusciti che siano mai stati scritti nella storia della musica italiana. Il cantautore bolognese apre in questo modo quella che è una vera e propria “poesia in musica”, nella quale affronta vari temi comuni all’Italia che si appresta ad entrare negli anni 80. L’incipit rimarrà impresso a lungo nell’immaginario collettivo del nostro Paese tramite il carattere epistolare, inconsueto per una canzone moderna, che introduce le aspettative di uomo oramai incapace di comunicare e che ambisce ad una vita libera dal punto di vista politico e non solo. Dalla incarna al meglio quell’angoscia e quei problemi comuni, frutto degli anni di piombo e della tante stragi che hanno macchiato l’Italia di sangue e di crudeltà. Dalla si fa portavoce di quel periodo ma anche di tutta quella gente, la quale nonostante tutto, ha continuato a sperare nella libertà e in un futuro più roseo per “l’anno che verrà”…

Caro amico ti scrivo anch’io,

o meglio provo a farlo perché mi risulta arduo parlare, dialogare e soffermarmi su quanto avrai appreso dalle varie testate ed emittenti nazionali. Sai, sono stanco di essere inglobato nelle tante generalizzazioni che si tendono a fare in questi casi e nelle tante banalità che come ben saprai si sprecano…

Carissimo, chi ti scrive è uno dei tanti figli di Foggia e non ho nulla a che fare con quei quattro facinorosi che credono che la violenza sia l’arma più forte per farsi comprendere;  si sbagliano perché forse non conoscono l’uso delle parole…  Io sono semplicemente esausto di questa realtà e non avrei mai voluto pronunciare tale affermazione.

Carissimo, ti scrivo perché è ineccepibile prima ancora che irrazionale, “infiammare” l’esistenza di un uomo di 35 anni, di una donna e di due bambini. No, non è e non può essere normale.

Il tg dice che hanno dato fuoco alla porta di casa dell’ex capitano rossonero, sembra quasi un film di fantascienza riuscito male, ma è pura realtà. Respiro, cerco di ragionare ma nel frattempo arrivano i messaggi dagli amici che non sono di Foggia e quel senso di pudore misto alla vergogna mi assale e nego tutto, tutto.

Caro amico, facciamo finta che non sia successo nulla, tappiamoci le orecchie e la bocca per l’ennesima volta, perché tanto funziona così da queste parti. Sono schifato, concedetemi il termine politicamente scorretto, poiché c’è chi è bravo a trovare la polemica e le divisioni anche davanti ad una tragedia sfiorata. Quanti beceri commenti che sento, quanta partigianeria ostentata, dovrà pur cessare, confidiamo in quello che sarà.

Carissimo, so di non essere nessuno e mi scuso per l’intento. “Hai diciotto anni, stai bravo al tuo posto e non cacciare la testa dal sacco” mi dice qualcuno, ma come far scivolare tutto come fosse acqua piovana? Mi scuso ma non sono bravo, non ci riesco… Sono tifoso di una città, prima ancora che di una squadra, abituata a perdere! Nonostante un passato importante, non abbiamo mai vinto e questo lo si percepisce nell’aria, si è abituati alla sconfitta e quando questa arriva nemmeno ce ne accorgiamo più.

Foggia è stata sconfitta nella sua totalità e non ha perso solo ieri, continua semplicemente a farlo da anni senza che la squadra dica nulla e senza che l’allenatore si assuma le proprie colpe.

Caro Federico ti scrivo e ti sono vicino.

Ricorda che “vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare… e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età”.

Gabriele

1 commento

  • Bravo Gabriele!!!

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